Il controllo emotivo durante le esecuzioni in pubblico

ClassyFlauto

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29 Settembre 2019
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Ultimamente pullulano corsi su diverse discipline mirate all'autocontrollo consapevole e alla gestione delle proprie facoltà fisiche e psichiche: lo yoga, il metodo Feldenkrais, la tecnica Alexander, il training autogeno e molte altre. Discipline che richiedono un approccio spesso di gran lunga più impegnativo di quanto non si sia in grado di sostenere. Basti pensare allo Yata Yoga che richiede una grande capacità di concentrazione per via della sua natura "filosofica".
Alla fine ci si rende conto che la cura potrebbe risultare ancora più pesante del problema!!!
In altre parole: si imparano 50-100 esercizi Yoga o si dedicano ore e ore ad altre discipline psico-fisiche e poi.... ci si dimentica di Prokofiev o di Mozart! :D E allora che fare? Passare ai farmaci? :D
 

Muziek

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15 Agosto 2019
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È normale avere paura del palcoscenico. Capire l'origine di questa paura può aiutarci a risolvere il problema.
Qualora ciò fosse determinato dalla consapevolezza della propria preparazione carente o approssimativa...beh, allora il discorso si fa chiaro: si ha paura perchè siamo degli irresponsabili. Ma il più delle volte la nostra paura è provocata da una sorta di "ansia da prestazione" a sua volta generata da un fattore prettamente culturale comune a molti di noi. Vale a dire lo spettro del giudizio, alimentata dalla "cultura della stecca". In altri termini ci convinciamo che il pubblico venga ai nostri concerti per emettere inevitabili verdetti di condanna dopo aver misurato la nostra prestazione sulla quantità di note sporche, passaggi poco chiari, ecc..ecc..
Ma allora non parliamo di musica o arte. Da quì derivano le esecuzioni omologate cui purtroppo ci stiamo abituando.
 

ClassyFlauto

Member
29 Settembre 2019
15
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È proprio questo il nocciolo della questione. La musica viene vissuta non più come Arte...ma come mera prestazione. ll flautista è un artista.
E l'artista è una persona particolare, più sensibile, profondo. L'artista è capace di cogliere lo spirito della composizione per porgerlo agli altri.
Il pubblico non va considerato come un tribunale che ci condannerà, ma con esso va instaurato un rapporto di comunicazione emotiva. La musica rivive proprio attraverso la nostra personalità. Siamo noi che mettiamo in vibrazione le note, senza paura. La nostra personalità deve essere rispettata perchè è il mezzo tra il compositore ed il pubblico. Non deve essere il pretesto di ridicole esibizioni circensi.
Se si pensa a queste cose, non può esistere paura del giudizio perchè siamo stati in grado di comunicare al di la delle parole.
 
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Falaux

Insegnante
Staff Forum
8 Luglio 2019
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Esistono dei piccoli accorgimenti alla portata di tutti che si possono applicare durante le esibizioni in pubblico.

DURANTE L'INGRESSO:
Entrare in sala con passo calmo, individuando i volti di coloro i quali sembrano più cordiali nei nostri confronti. Sarebbe utile anche osservare alcuni particolari del loro abbigliamento: il nodo di una cravatta, il colore di una giacca, la forma degli orecchini. Queste persone diverranno per tutta la durata del concerto i nostri punti di riferimento. Ne trarremo energia positiva.

ESERCIZI PER IL CONTROLLO DELLA DIMENSIONE SPAZIALE:
- Osservare la sala percorrendone il perimetro soffermandoci anche in questo caso su qualche particolare lontano da noi, in modo da coprire tutta l'area della sala. E cerchiamo di capire che noi siamo all'interno della sala e ne rappresentiamo una coordinata importante.
- Sistemiamo il leggio (anche se ci sembra perfettamente a posto): tocchiamolo e spostiamolo anche di 1 cm!! Apriamo il nostro spartito e proviamo a leggerci sopra qualcosa (l'edizione, il numero di pagina). Sono piccoli espedienti che consentiranno al nostro stato psichico di non alterarsi e ricreando uno stato normale di cose.
- cerchiamo di indentificare bene la nostra area di manovra, ovvero lo spazio dove poterci sentire a nostro agio (può corrispondere al punto dove riusciremo a vedere bene il nostro pianista, o in orchestra il punto in cui non daremo fastidio all'orchestrale a fianco o dietro di noi).
- sentiamo l'appoggio delle piante dei piedi sulla superficie del pavimento distribuendo il peso del corpo su entrambe le gambe. Controlliamo che le spalle non siano strette e irrigidite. Mantenendo le braccia lunghe sui fianchi, respiriamo normalmente agganciandoci con lo sguardo alle nostre coordinate del pubblico e della sala.

ESERCIZI PER IL CONTROLLO DELLA DIMENSIONE TEMPORALE:
- emettiamo il La del nostro flauto, in modo espressivo. Cerchiamo di sentire anche il suono di ritorno che si diffonde per la sala. Questo ci permette di oltrepassare il muro di vetro tra noi ed il pubblico.
- concentriamoci sulla velocità e sul carattere del tempo che andremo a staccare. Dopodichè iniziamo a suonare.
- sentiamo il suono di ritorno e approfittiamo delle pause per consolidare il contatto con le nostre coordinate in sala (quando si può ovviamente).

Alla fine dell'esecuzione evitiamo di fuggire in camerino!! Evitiamo anche le espressioni del volto che sembrano voler esprimere dissenso per alcuni errori commessi durante l'esecuzione. Cerchiamo sempre di avere un atteggiamento cordiale e familiare.
 

Nicola

Well-known member
26 Gennaio 2021
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Quando sono teso, prima di entrare in sala, uso la respirazione per rilassarmi. Meglio seduto e ad occhi chiusi, respiro lentamente e in maniera profonda. Mi concentro sul ritmo della respirazione e cerco di abbandonarmi, rilasciando le tensioni muscolari.
In sala invece, prima di iniziare, guardo il pubblico e sorrido. Mentre suono, canto mentalmente la parte e in questo modo mi concentro su quello che sto facendo.
 

FlauRoc

Member
27 Febbraio 2020
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Non avete idea di quanto la tensione emotiva mi abbia condizionato durante la mia carriera! Ho sempre reso non più del 50% di quello che avrei potuto durante le esibizioni in pubblico. Bocca asciugata, impossibilità di indirizzare l'aria come avrei voluto. Un blocco! Credo che gli strumentisti a fiato (il flauto in particolar modo) soffrano questo problema più di tutti gli altri strumenti.
Se un flautista è emozionato tutto si riversa sul suono. Non viene fuori nulla! Mentre per un pianista credo sia molto più semplice (almeno è la mia opinione).
Dovrebbero introdurre una materia ad hoc nei corsi di flauto al conservatorio.
 

Nicola

Well-known member
26 Gennaio 2021
96
20
Segnalo i seguenti testi:
- Renate Kloppel "Training mentale per musicisti" - ed. Curci
- F. Righini e R. Zadra "Maestro di te stesso - PNL per musicisti" - ed. Curci
- Madeline Bruser "L'arte di esercitarsi - Guida per fare musica dal cuore" - EDT
- a cura di John Rink "L'esecuzione musicale - Guida, Analisi, Prospettive" - ed. Rugginenti
 

Sapphire

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3 Settembre 2019
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Quando sono teso, prima di entrare in sala, uso la respirazione per rilassarmi. Meglio seduto e ad occhi chiusi, respiro lentamente e in maniera profonda. Mi concentro sul ritmo della respirazione e cerco di abbandonarmi, rilasciando le tensioni muscolari.
In sala invece, prima di iniziare, guardo il pubblico e sorrido. Mentre suono, canto mentalmente la parte e in questo modo mi concentro su quello che sto facendo.

verissimo! Anche secondo me una buona respirazione risolve gran parte dei problemi.
Peter Lukas Graf suggerisce al fine di verificare se la posizione del corpo è corretta, di aderire il più possibile con la schiena ad una parete, fin quasi ad annullare la curva concava della stessa, e di tenere le gambe leggermente divaricate e terminanti con i piedi un poco discosti dalla parete stessa.
Se non ricordo male dovrebbe esserci anche un esercizio di rilassamento della tecnica Alexander che prevede di appoggiarsi ad una parete.
 

Nicola

Well-known member
26 Gennaio 2021
96
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Il nostro corpo reagisce inconsciamente quando crede di trovarsi di fronte a un pericolo. La prima conseguenza della paura è l'irreggimento dei muscoli e la secchezza delle fauci. Non è possibile suonare bene in queste condizioni. Quindi dobbiamo fugare la paura nella consapevolezza che l'esecuzione non è un problema per noi. Abbiamo paura di sbagliare, di essere giudicati, di dimenticare la parte. Il modo per allontanare questi pensieri è non esporsi, se possibile, all'esecuzione se non siamo pronti. Dobbiamo aver studiato bene, così da sapere che siamo in grado di fare ciò che la performance richiede.
Altri motivi di disturbo possono essere la perdita di concentrazione e la perdita della stabilità del flauto o dell'imboccatura. Se mentre suoniamo, iniziamo ad avvertire qualcosa che non va, potremmo perdere il controllo fino all'impossibilità di suonare. In fase di studio quindi dobbiamo potenziare questi elementi. Per la concentrazione possiamo cantare mentalmente la parte, suonare in situazioni in cui c'è rumore o disturbo come ad esempio il passaggio di persone; mentre suoniamo accendiamo la televisione oppure sintonizziamo la radio su una musica diversa da quella che stiamo eseguendo (Debost si esercitava sulle scale mentre leggeva il giornale).
Per la stabilità dello strumento, studiamo la nostra postura davanti allo specchio e approfittiamo delle scale (suonate a bassa velocità) per coordinare il movimento delle dita con l'emissione e la tenuta dello strumento. Mentre suoniamo cerchiamo di ridurre al minimo il movimento delle dita e del flauto, cerchiamo di tenere lo strumento aderente al nostro volto.
Per la stabilità dell'imboccatura abbiamo bisogno di forza muscolare e flessibilità. Dobbiamo avere una precisa idea di come formiamo la nostra imboccatura e dobbiamo averla resa forte ed elastica attraverso lo studio. Se i muscoli sono deboli, in fase di esibizione reggeranno fino a un certo punto, poi, quando si saranno stancati, non riusciranno più a tenere l'imboccatura e inizieranno a tremare, con la conseguenza che il flauto seguirà questo movimento, dandoci la sensazione che lo strumento ci sfugga dalle mani e di non essere più in grado di controllare il suono. Per affinare ed irrobustire l'imboccatura, consiglio di esercitarsi lentamente sulle ottave (soprattutto discendenti), cercando di tenere a fuoco il suono e di legare il più possibile (Galway racconta che il suo primo insegnante lo tenne per lungo periodo su questo).
Se mentre suonate sentite un bel suono e l'imboccatura è efficiente, sarete soddisfatti di voi stessi, avrete meno paura di sbagliare il passo difficile e avrete voglia di dare espressione, dimenticandovi di essere di fronte a un pubblico. Cercate di suonare senza tensioni, così da ridurre sensazioni negative e da rendere più gestibile il bilanciamento di tutti i movimenti.
Altro modo per abituarsi al pubblico è quello di suonare davanti ad altre persone, tutte le volte che ne abbiamo possibilità. Nella nostra cameretta immaginiamo di trovarci in teatro e simuliamo l'esibizione per un pubblico oppure accendiamo il registratore e suoniamo cercando di non sbagliare.