Ciao! Sono d'accordo con te sul fatto che l'insegnamento del flauto dovrebbe essere adattato alle esigenze individuali dello studente. Credo che sia importante concentrarsi sugli aspetti cruciali come una buona emissione fin dalle prime fasi dello studio. Sono anche d'accordo sull'importanza di esercitarsi ascoltandosi costantemente, poiché l'ascolto attento può aiutare a sviluppare un suono migliore e una maggiore consapevolezza della propria esecuzione.Bentrovati tutti. Leggo questo stuzzicante post che mi invoglia a dire la mia.
Concordo con Rampal.
L'insegnamento deve essere teso a far acquisire all'allievo competenze e questo lo si fa in mille modi, ma sempre tagliati sulla persona che si ha di fronte. Paradossalmente posso dire che è possibile insegnare senza alcun testo di riferimento e addirittura l'insegnante potrebbe inventare lui stesso gli esercizi da far effettuare. Questo perché è meno importante il testo o l'esercizio particolare rispetto al modo con con cui questi vengono affrontati e di conseguenza alla diversa efficacia che si ottiene dalla pratica.
Ho già avuto modo di indicare che tutta la tecnica tradizionale potrebbe essere impartita su pochissimi esercizi (affrontati in maniere differenti), ad esempio tratti dal fondamentale P. Taffanel & Ph. Gaubert "17 Grands Exercices Journaliers de Mécanisme pour flute" ed . Alphonse Leduc.
In linea di massima penso che all'inizio vadano impartite conoscenze che aiutino ad appropriarsi degli elementi base della tecnica e credo che più facilmente si coglie l'efficacia quanto più lo studio è graduale e sereno, ma focalizzato sugli aspetti cruciali quali ad esempio la buona emissione.
L'ideale sarebbe sviluppare attraverso una sommatoria di cose semplici, supportate dalle spiegazioni e dagli approfondimenti dell'insegnate. Naturalmente l'esempio è una delle migliori leve per trasmettere un'idea. E non mi stancherò mai di ripetere che bisogna esercitarsi ascoltandosi costantemente.
Uno dei metodi che sembra rispondere a questa impostazione di gradualità potrebbe individuarsi in Renate Unger "Die Querflote" ed. Breitkopf & Hartel.
Ho maturato queste idee avendo studiato usando il programma ed i metodi antiquati (1938) del vecchio ordinamento. Ricordo che fin da ragazzo ho avvertito l'esigenza di gradualità. Infatti, fino al 2°-3° anno il livello di difficoltà si attestava sul facile/medio e nei metodi degli anni successivi le difficoltà si impennavano, mantenendosi alte per tutto il percorso di studio. Anzi già all'interno dei singoli metodi, usati nei primi anni, gli esercizi proposti presentavano gradi disparati: pochissimi esercizi iniziali erano semplicissimi ed i seguenti subito proponevano gradi di difficoltà più avanzati creando uno scarto di difficoltà rilevante.
Credo che questo sia molto dannoso per il corretto apprendimento. Infatti credo che sia necessario soffermarsi per più tempo su ciascun ostacolo e che l'allievo dovrebbe imparare senza avvertire troppo la difficoltà. Idealmente l'allievo dovrebbe "spontaneamente" migliorare per il semplice fatto che sta accumulando ore di corretta pratica.
Ci sono anche tanti metodi moderni che prevedono basi musicali per ogni esercizio. Così l'insegnamento non diventa noioso. Di varie difficoltà.grazie a tutti per i suggerimenti. Grazie a @Nicola per la dritta riguardo il metodo di Renate Unger "Die Querflote". Non lo conoscevo. Proverò a dare un'occhiata.
Ho anche visto il tuo libro riguardo la tecnica basata su scala cromatica. Interessante.
Età degli allievi: mista! Scuola media per lo più. Ma anche livello amatoriale scuole superiori (nessuna velleità professionale). Nella mia scuola si fa parecchia musica d'insieme, concerti, e quindi ho l'esigenza di far suonare subito i ragazzi. Tante parti di musica d'insieme che io semplifico per i novizi. Alla fine c'è sempre poco tempo per seguire gli esercizi del libro.
Il Taffanel & Gaubert ovviamente è una pietra miliare. Ma non sarà troppo difficile? Esiste una versione "facilitata" di quel libro di tecnica?
Chiedevo suggerimenti anche per non dover sempre consigliare il solito Trevor Wye.